
Giuseppe Ciarciello
Notevolmente presente sui blog e sulle pagine social, la polemica piuttosto violenta sul testo di L.M. Epicoco “Le Affidabili”. Libro sul ruolo delle donne nella Bibbia, ritenute dall’autore “il fondale” da cui emergerebbero le figure maschili.
Provando a parafrasare in maniera elementare, Epicoco non dice altro che: alle spalle di un grande uomo, si trova sempre una grande donna come fonte del suo stesso successo.
Ciò che in un recente passato avrebbe fatto più che piacere al genere femminile, pare che adesso sia diventato sintomo e sinonimo di una mentalità clericale, atta a relegare le donne in un ruolo da “dietro le quinte”.
Mi permetto di utilizzare la stessa parresia (franchezza) con cui l’autore chiamato in causa, è stato bersagliato nei giorni scorsi, ricordando (con rispetto), a tutti coloro che credono di avere le competenze per potersi esprimere su questioni di natura teologica, che la parresia, non può mai essere utilizzata come alibi per screditare il proprio interlocutore.
Prima quæstio.
Cito letteralmente quanto dice Epicoco:
“La grande polemica sul ruolo delle donne nella Chiesa mi infastidisce molto, perché è come se noi dovessimo dare spazio a coloro che hanno tutto il diritto di ritenere che questo spazio ce l’hanno già, e se lo sono guadagnato attraverso quella affidabilità di cui parlavo prima. Nel libro ho usato un’immagine. In fondo quando noi guardiamo un quadro veniamo attratti dalle figure che sono in prima linea, ma in realtà queste figure sono comprensibili solo perché c’è un fondale alle spalle, che dà significato ai personaggi in prima linea. Ecco, le donne sono il grande fondale di senso dentro cui nessun personaggio che sta in prima linea potrebbe trovare significato se non attraverso di loro. Dietro i grandi uomini della Bibbia ci sono sempre grandi donne, nella Chiesa le vicende più importanti hanno sempre avuto come fondale figure sagge.”
L’autore, sottolinea con estrema chiarezza, il “fastidio” tutto personale (in quanto personale esige rispetto) per coloro i quali polemizzano sul ruolo delle donne nella Chiesa. Infatti, a detta di non pochi, esse sarebbero relegate a mansioni e ruoli non al pari degli uomini. Sottotitolo della questione: se una donna non può diventare prete non ha un ruolo rilevante nella comunità ecclesiale, e se questa facoltà non sarà accordata nel tempo, sarà solo per il continuare a persistere di una mentalità maschilista e clericale.
Mi permetto di dissentire. Credo che sia questa stessa logica ad essere clericale, pensare che il potere di contare qualcosa nella vita della Chiesa venga dall’ordinazione presbiterale, è frutto del mai superato pensiero per cui, se si ha il potere di consacrare, si ha il diritto di contare. Non credo che vi sia nulla di più clericale di una visione come questa.
L.M. Epicoco afferma, che le donne descritte dalla Scrittura, siano “il fondale”, qualcosa da cui emergono/spiccano altri, ma sempre e comunque grazie alla preziosità del fondale stesso, senza il quale le figure non sarebbero forse nemmeno visibili o distinguibili.
Fino a quando il ministero presbiterale sarà ritenuto un potere, non riusciremo mai a smarcarci dall’idea per cui, chi non lo esercita, non abbia alcun ruolo nella comunità.
Attingo alla mia personale esperienza di parroco, per attestare con forza, che nulla si può fare nella comunità senza l’armoniosa ministerialità di ognuno, che non è affatto inferiore a me, ma più che altro diverso da me, per tipo di servizio.
Conservo nella mia memoria il ricordo di donne forti che hanno attraversato la comunità ecclesiale in cui ho vissuto, donne che per avere il diritto di contare, non hanno mai nemmeno pensato di diventare prete, perché talvolta contavano più dei preti stessi. Ho conosciuto donne di Chiesa che senza titoli in teologia o altre discipline, hanno catechizzato me fino a farmi comprendere la bellezza della vita cristiana e la vocazione alla ministerialità.
Cosa significa tutto ciò, che le donne in un futuro non potranno accedere a ruoli d’autorità? Posso affermare con certezza che sono già presenti donne, non solo presso prestigiose cattedre universitarie ma anche presso uffici di curia diocesana e romana. Non è già reale, la presenza di donne alla congregazione dei vescovi, Impiegate nel processo di “arruolamento” di nuovi candidati all’episcopato? Per non parlare di tutto quanto si sta studiando per un eventuale ritorno del ministero delle diaconesse.
Mi si permetta una ulteriore riflessione. L’autorità viene spesso confusa con la possibilità di decidere in maniera del tutto autonoma. Ma questo modo d’intenderla è non solo anacronistico ma soprattutto sbagliato, quando si parla dei processi decisionali in seno alla Chiesa. Essi sono e devono essere sempre più sinodali e partecipativi. Poter decidere significa firmare un documento o partecipare attivamente ai processi di scelta?
Sulla scorta di quanto detto, trovo davvero ingiustificato l’attacco subdolamente clericale che in queste ore viene perpetrato ai danni di Epicoco.
Secunda quæstio
Epicoco scrive:
In ogni epoca storica il male si è manifestato in diverse maniere, in questo momento storico la modalità più specifica attraverso cui il male si fa presente e agisce è sicuramente la teoria del Gender. Voglio però subito precisare che dicendo questo non mi sto riferendo a coloro che hanno un orientamento omosessuale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci invita anzi ad accompagnare e a prenderci cura pastorale di questi fratelli e di queste sorelle. Il mio riferimento è più ampio e riguarda una pericolosa radice culturale. Essa si propone implicitamente di voler distruggere alla radice quel progetto creaturale che Dio ha voluto per ciascuno di noi: la diversità, la distinzione. Far diventare tutto omogeneo, neutrale. È l’attacco alla differenza, alla creatività di Dio, all’uomo e la donna”
L’autore precisa immediatamente, che non ha nulla contro le persone omosessuali (questione questa che necessiterebbe di tutta altra trattazione), ma denuncia quanto la teoria gender sia all’origine di una confusione che tende ad omologare il soggetto, eliminando del tutto la diversità data dal sesso biologico, e questa è una evidenza. È un bene pensare, che nonostante la possibilità, per il bene della persona di vivere percorsi di transizione, (questo la Chiesa lo ammette senza riserve), vi sia comunque una chiara identificazione in uno dei due generi biologicamente esistenti. Questo permetterebbe il mantenimento della pluralità e diversità a discapito di una teoria gender che tende a non consentire una netta diversificazione delle persone nei due generi. È un male la mancanza di chiarezza nell’appartenenza ad un genere definito? Si lo è, perché non fa altro che implementare una liquidità sociale già ampiamente dilagante con risultati poco gradevoli. Epicoco non fa altro che ribadire quanto già detto e ripetuto in casa cattolica senza alcun tipo di discriminazione.
Tirando le somme
Sulla base di quanto scritto e analizzato credo sia opportuno riconoscere all’autore sotto inchiesta, non solo la libertà di esprimere le proprie idee senza subire un processo mediatico, ma anche la non assoluta volontà di discriminare, sotto considerare, limitare, la rilevanza di nessuno nel corpo ecclesiale.
Il vero problema della discussione teologica in questo momento storico, credo sia la mancanza assoluta di ermeneutica. L’incapacità di interpretare correttamente quanto viene detto e proposto perché osservato con pregiudizio, e questo credo sia clericalismo.
Solo superando le barriere del pregiudizio ideologico, potrà essere garantito un serio e sereno confronto.
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