
Nell’Italietta di questi giorni, capita di sentirsi smarriti e per nulla a riparo dalle tragedie che “come fosse normale” ci raggiungono, mentre viviamo un quotidiano che sembra non avere più nulla di solido.
Gareggiare su strada, con mezzi potenti (anche troppo), postare tutto e restare quieti negli agi della propria posizione, senza nessuno munito di autorità a metterci il naso, ci dà la cifra di come stiano le cose, nell’Italietta, in cui noi invecchiamo e altri si apprestano a nascere.
Uccidere, perché di questo si tratta, un bambino di cinque anni e imputare questo atto come “omicidio stradale” è davvero troppo poco. Omicidio colposo, perché non è capitato, era una possibilità reale e calcolando una percentuale anche molto significativa, prima o poi qualcosa di grosso sarebbe accaduto. È accaduto.
Nell’Italietta di questi giorni, si uccide una donna incinta e si invocano le peggiori sevizie per l’uccisore, credendo che queste riparino il danno. Dopo lo sfogo rabbioso cosa resterebbe? Un atto identico al suo che non ci renderebbe migliori di lui.
Nell’Italietta di questi giorni, si è discusso se sia stato lecito o meno proclamare il lutto nazionale, per la morte di un già presidente del consiglio, svilendo completamente il senso delle istituzioni sempre e comunque separabili dalla persona in sé. L’istituzione è prima e oltre la condotta del soggetto, può minarne la credibilità ma è comunque oltre.
Cosa succede al bel paese? È diventato l’Italietta sempre capace di edulcorare tutto. Un paese in cui accade qualsiasi cosa ma in realtà non cambia mai niente. Un paese questo in cui, non c’è alcuna certezza della pena, in cui tutti sempre possono più o meno fare come credono, senza conseguenza alcuna.
Abbiamo bisogno di certezze, abbiamo bisogno di stabilità.
Sorge però spontanea una domanda: è un desiderio collettivo questo? Un ordinamento più chiaro e severo, istituzioni più presenti, sono realmente quanto cerchiamo? O ci sta bene così?
Meditiamo…
Giuseppe Ciarciello
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